Giacomo Deppieri ci mostra l’equilibrio precario dell’essere umano

Presso lo Studio artistico Progresso di Milano, più volte mi è capitato di vedere Giacomo Deppieri nel compimento delle sue produzioni. Notavo la sovrapposizione delle carte pitturate, c’erano tele appese al muro e altro materiale appoggiato a terra disposto in ordine cromatico: Giacomo Deppieri spostava e manipolava i vari cartoncini con l’intento di realizzare la creazione di un’immagine. Nel frattempo cercavo di entrare in contatto con la tematica che era così carica di significati ma che nell’atto della composizione non riuscivo a comprendere. Osservando le opere a posteriori, completate, ho ascoltato l’entità della materia e ho percepito la forza vitale della sua arte. Giacomo Deppieri ricostruisce la memoria della fragilità, del dolore, che coabitano con il sentimento della speranza; mostra una continua ricerca di estrapolazione delle motivazioni non logiche persistenti nei conflitti storici che hanno caratterizzato gli avvenimenti del nostro secolo. Si crea un’antinomia tra il concetto di iconologia e quello di iconoclastia, ovvero nell’azione del compimento dell’opera: da un lato c’è “l’interpretazione delle immagini”, al fine di restituire all’arte la comprensione del suo significato, per mezzo dell’uso di simboli; mentre dall’altro, c’è il richiamo alla pratica dell’impero bizantino della “distruzione metodica delle immagini”.

“Untitle”. Acrilico e collage su tela (200x170cm), 2022

Le opere sono realizzate con la tecnica del collage, il supporto è la tela e su di essa combaciano alla perfezione parti di altro materiale, che può essere tessuto, cartoni o superficie di recupero. Sono visibilmente presenti dei fori generati dalla combustione, i cui margini sono chiusi grazie all’ausilio della tela. Giacomo Deppieri parla di “sutura” come processo riparatorio di quella ferita che è stata generata dall’aggressività, dalla violenza dell’essere umano. Il colore contribuisce a unire, a formare un’unità concreta e visibilmente tangibile tra il vuoto dei buchi e il pieno della fibra di tessuto. L’organizzazione delle immagini, delle forme e dei colori sono il risultato dell’identità veneziana dell’artista: il simbolo della Natura, come madre riparatrice della ferocia brutalità delle azioni degli uomini, crea un nuovo e armonioso paesaggio. Così come nella pittura veneta le opere di Giacomo donano centralità al colore mediante l’impiego della pittura acrilica: il verde, il blu, il giallo, il rosa generano un’atmosfera delicata all’interno della visione cromatica.

“Abu Ghraib”, (series). Acrylic, collage, combustion on canvas (150x130cm), 2023

I titoli e le didascalie delle opere dell’artista sono carichi di significati: Abu Ghraib – Ground Zero – Kotel –  Vietnam – The size of a footprint – Cicatrici – Pantanal – Identità frammentata – La quiete è stata interrotta!

“Kotel”. Plaster, acrylic (70x40cm), 2023

Nell’arte del passato le raffigurazioni delle gesta di guerra avevano un’accezione positiva ed enfatizzavano la potenza dei vincitori, le imprese gloriose e coraggiose dei combattenti. La tragica conclusione della Prima Guerra Mondiale e le sue devastanti conseguenze sull’intera popolazione europea, modificano l’espressione e il significato raffigurativo della guerra. Dai primi del Novecento in poi, l’artista sensibile, attraverso il compimento delle sue opere, denuncia gli orrori della guerra, condanna le ingiustizie e diviene promotore di un messaggio di impegno etico e morale. La riflessione ricade sulla ingiustificata cattiveria dell’essere umano e sulle sue azioni mosse contro i diritti fisici e psicologici delle persone: non si può restare indifferenti alla scelleratezza umana che viola il diritto Sacro alla Vita!

“Ground zero”. Acrylic, collage, combustion on canvas (150x200cm), 2023

Esiste la volontà personale di Giacomo Deppieri volta al raggiungimento e al ripristino di un equilibrio di pace e di serenità; emerge la rabbia, l’aggressività, la frustrazione che ci interroga sulle nostre responsabilità personali in merito agli avvenimenti che persistono nello scenario quotidiano. L’opera “La dimensione di un’impronta” ripercorre la storia dell’uomo che nel suo processo di evoluzione lascia un’impronta, che dal passato ci è sopraggiunta e, come un reperto storico siamo lì a osservarne la forma e la dimensione; in un attimo siamo proiettati nel presente, verso il futuro e, siamo invasi dalla medesima impronta appartenente adesso a un’entità malvagia, estranea. Il fruitore dell’opera non è un semplice spettatore, diviene parte della scena e si riconosce come ambivalente tra l’immagine di vittima di violenza e come generatore di violenza. Il nostro pensiero si indirizza verso un altro modo di percepire il messaggio ricevuto e ci invita a fare considerazioni personali molto più profonde e intime.

 “The size of a footprint”. Acrylic on paper on canvas (149,5×127,5cm), 2022

Giacomo Deppieri, (1996, Venezia), è un artista con sede a Milano. Giacomo ha conseguito il diploma di Pittura di primo livello presso l’Accademia Di Belle Arti di Venezia, ed è prossimo al conseguimento del Diploma di secondo livello presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. È il Co-fondatore dello Studio Progresso, uno spazio artistico di condivisione e di Coworking a Milano.

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