La scultura di Maria Narducci: la sua “Damnatio”

Nell’evento organizzato da “HennaTeatro ed Arte” dal titolo “L’arte e le radici” tenutosi  lo scorso 6 aprile, una nuova luce artistica è emersa con la prima esposizione di Maria Narducci.

Maria Narducci, nata a Caserta nel 1994, ha dimostrato fin da piccola una spiccata inclinazione per la creatività e un vivo interesse per le arti figurative, un percorso che ha portato a compimento attraverso un percorso di studi dedicato. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico “Luca Giordani” di Santa Maria Capua Vetere, conseguendo il diploma in pittura nel 2012, ha approfondito le tecniche di disegno, pittura e progettazione. All’età di 18 anni, Maria ha avuto l’opportunità di partecipare a uno stage di restauro presso Villa Farnese a Viterbo, un’esperienza che ha arricchito le sue competenze nel campo dell’arte e del restauro, aprendo la strada a un periodo di apprendimento autodidatta che si è protratto fino al 2019. Nel mese di ottobre 2019, Maria ha iniziato a frequentare la Scuola Internazionale di Comics a Napoli, dove ha acquisito nuove competenze nell’utilizzo di varie tecniche artistiche, nonché nella progettazione e realizzazione di storie illustrate. Questo percorso le ha fornito gli strumenti per esprimere le proprie idee in modo narrativo attraverso l’arte visiva.

Il 2022 segna un altro importante passo nella sua carriera artistica, quando decide di trasferirsi a Napoli e di entrare a far parte del laboratorio di Ciro Vignes, un rinomato artista, docente e maestro di bottega. Qui, Maria ha avuto l’opportunità di immergersi nel mondo della scultura, muovendo i suoi primi passi nella modellazione di argilla, gesso, scagliola e cera. Parallelamente, ha consolidato la sua tecnica di pittura ad olio e ha lavorato nel campo dell’artigianato presepiale napoletano, contribuendo così a valorizzare e preservare le tradizioni artistiche locali.

Nonostante l’artista campana utilizzi anche strumenti digitali come Procreate per le sue creazioni, predilige il contatto diretto con materiali scultorei e pittorici. La scultura, in particolare, ha catturato la sua attenzione perché le permette di rendere tangibili le sue visioni artistiche, andando oltre la semplice rappresentazione visiva. Il suo interesse per la scultura è influenzato dall’indole classica, con un’ammirazione particolare per Michelangelo, il celebre maestro del Rinascimento. Tuttavia, Maria interpreta l’arte in chiave contemporanea, cercando di esprimere sensazioni e esperienze personali attraverso il suo lavoro. Attualmente in fase di crescita artistica, Maria sperimenta con diversi materiali e tecniche. Desidera spingersi verso la scultura in marmo, un materiale venerato nell’arte classica. Questo desiderio di perfezionamento artistico e di esplorazione continua dimostra il suo impegno e la sua passione per l’arte.

Per Maria, l’arte è un linguaggio universale che va oltre il tangibile, dando forma e sostanza a ciò che altrimenti resterebbe indefinito. Vede l’arte come un mezzo di evoluzione personale e sociale, capace di ampliare prospettive, di stimolare l’empatia e di esplorare la complessità umana. Credendo fermamente che l’arte possa arricchire la vita di chiunque, Maria incoraggia tutti a sperimentare e avvicinarsi all’arte, che sia come artista, artigiano o semplicemente appassionato.

«L’arte espande le prospettive , abitua a empatizzare e a osservare il mondo nella sua totalità. È ciò che c’è di più sociale al mondo.  Può diventare un’opera d’arte quando conferisce una sensazione a una forma , rendendole vive entrambe»

Il percorso di Maria mira a trasformare l’inconscio in materia tangibile attraverso le sue opere. Attraverso la sua arte, Maria spera di comunicare sensazioni, luci e ombre, simboli e miti che rappresentano la sua libertà di espressione.  Per lei, ogni opera d’arte è un viaggio nella profondità dell’esistenza umana, un modo per preservare e condividere esperienze e emozioni nel tempo.

L’opera presentata ad Henna è una scultura dal titolo “Damnatio”.

La scultura esprime una condizione di estrema disperazione, in cui ci si sente intrappolati dentro se stessi, resi ciechi dalla situazione e agitati nell’animo. Il volto senza occhi simboleggia la perdita di percezione e di visione interiore, mentre il panneggio movimentato riflette l’agitazione e il tormento dell’anima. Questa opera va infatti oltre la semplice rappresentazione visiva ed evoca un’emozione profonda, capace di scuotere e far emergere da quelle che oggi definiremmo “zone di comfort”.

La disperazione e l’angoscia rappresentate in “Damnatio” sfidano lo spettatore a confrontarsi con i propri limiti e ad esplorare territori emotivi sconosciuti. Attraverso questa figura enigmatica e struggente, l’artista invita a esplorare il concetto di “damnatio” o condanna, non solo come stato interiore ma anche come possibilità di liberazione dalle catene autoimposte della consuetudine e della paura.

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