Tracciare i confini dell’arte: il viaggio creativo di Simone Giai attraverso la fotografia analogica e la tecnica cianotipica

Attraverso la sua espressione artistica, Simone Giai si avventura nel regno della fotografia analogica, creando tracce luminose nell’oscurità dell’ambiente circostante. L’artista emula le pennellate dei graffiti, incidendo sulla tela con precisione e vigore. Il percorso artistico non è solo una ribellione contro le norme accademiche, ma anche un tentativo audace di oltrepassare i confini imposti dall’arte tradizionale. Simone Giai abbraccia l’idea di un’arte senza limiti, sfruttando una vasta gamma di mezzi e tecniche per dare vita alle sue visioni più profonde.

«Ho sempre pensato che perdersi per ritrovare la via sia l’unico modo per ritrovare anche se stessi»

Le opere di Simone Giai, frutto di un’indagine artistica spontanea e sperimentale, si rivelano come scenari astratti e misteriosi. In questi ambienti visivi, tentacoli di colore si estendono fluidamente sulla superficie della carta, creando una danza vibrante di forme e sfumature. Il processo creativo, caratterizzato da una ricerca senza schemi predefiniti, permette a Giai di esplorare l’interplay tra forme e colori in modo libero e dinamico. Le sue opere si manifestano come paesaggi emotivi, invitando gli osservatori a immergersi in mondi fantastici e a lasciarsi trasportare dall’energia e dalla vitalità dei suoi tratti.

Le opere di Simone Giai sono realizzate utilizzando la tecnica cianotipica, un processo fotografico alternativo che offre risultati unici e suggestivi. Questa tecnica coinvolge l’utilizzo di una soluzione fotosensibile a base di cianuro di ammonio e ferro, che viene applicata sulla superficie di un supporto, solitamente carta o tela.

Durante l’esposizione, la soluzione fotosensibile reagisce alla luce, creando l’immagine pittorica sul supporto. Una volta completata la fase di esposizione al sole, il supporto viene risciacquato con acqua per fermare il processo chimico e fissare l’immagine. L’utilizzo di questa tecnica consente all’artista di sperimentare con esposizioni multiple, sovrapposizioni di oggetti e variazioni nei tempi di esposizione per ottenere effetti visivi unici e suggestivi.

«Un giorno mi sono perso e ho preso un pennello in mano: gli schizzi e i “tentacoli” che ho creato hanno preso vita e hanno iniziato a muoversi verso orizzonti infiniti»

Ogni tentacolo nelle opere di Simone Giai sembra essere una porzione di realtà che si anima davanti agli occhi dello spettatore, creando un’atmosfera suggestiva e avvolgente. A volte, tra queste forme astratte, emergono volti che, seppur irriconoscibili, portano con sé un’aura di antichità e mistero. Questi volti sembrano provenire da epoche remote, quasi primitive, portando con sé la memoria di tempi lontani e di storie dimenticate. La loro presenza evoca un senso di connessione con l’archetipo umano, trasportando chi osserva in un viaggio attraverso l’immaginazione e la memoria collettiva dell’umanità.

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