La Sicilia di Renato Guttuso: l’arte figurativa ed il connubio con Elio Vittorini

Renato Guttuso (1911-1987), uno dei più importanti pittori italiani del XX secolo, nacque a Bagheria, in Sicilia. La sua arte, intrisa di impegno politico e sociale, si distinse per la sua capacità di riflettere le condizioni della società italiana del suo tempo.

Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Palermo, Guttuso iniziò a dipingere negli anni ’30. La sua prima mostra collettiva risale al 1931, a Palermo. In quel periodo, si unì al movimento del Realismo Sociale, che si focalizzava sulla rappresentazione della vita quotidiana e delle condizioni sociali. Nel 1940, si trasferì a Roma, dove entrò in contatto con altri artisti e intellettuali, tra cui Pablo Picasso e Jean-Paul Sartre. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si impegnò attivamente nella Resistenza italiana e dopo la guerra, continuò a dipingere e a esporre le sue opere in Italia e all’estero. Nel 1950, partecipò alla Biennale di Venezia, presentando una serie di dipinti ispirati alla vita contadina siciliana.

La politicità dell’artista è visibile soprattutto nella vivacità con la quale contrastò
il cosiddetto “naturalismo reazionario“:

Il “naturalismo reazionario” fu un movimento artistico e culturale che  si sviluppò in Italia durante gli anni ’30 e ’40 del XX secolo. Questo movimento si caratterizzava per la sua rappresentazione realistica e naturalistica della vita quotidiana, spesso con un’attenzione particolare ai dettagli e alla precisione tecnica. Il termine “reazionario” fa riferimento al fatto che questo movimento era spesso associato a posizioni politiche conservatrici o reazionarie, che promuovevano un ritorno a valori tradizionali e una resistenza ai cambiamenti sociali e politici. Era spesso criticato da artisti e intellettuali di sinistra, che lo vedevano come un tentativo di promuovere un’ideologia conservatrice attraverso l’arte. 

Guttuso si schierò con le posizioni dei giovani milanesi e avviò la lotta contro il “ritorno all’ordine” del fascismo, che promuoveva un inquietante conformismo mascherato da “viver civile”.

Tra le sue opere più celebri, spiccano “La Vucciria” e “Crocefissione”, entrambe esemplificazioni superlative della sua maestria artistica e del suo impegno sociale.

“La Vucciria” (1948)

Questo dipinto, realizzato dopo la Seconda Guerra Mondiale, è una rappresentazione vibrante e vivace di un mercato all’aperto a Palermo, città natale di Guttuso. Si tratta di un esempio straordinario del realismo sociale  che si concentra sulla vita quotidiana e sulle condizioni sociali del tempo.

La scena è animata e caotica, con persone che si muovono tra i banchi del mercato, vendendo e acquistando prodotti. Guttuso cattura l’atmosfera vivace del mercato attraverso una tavolozza di colori vivaci e una composizione dinamica. I dettagli sono resi con grande precisione, dai volti delle persone ai prodotti esposti sui banchi. Il dipinto è ovviamente un’opera politica, che riflette l’impegno di Guttuso per i diritti dei lavoratori e la lotta contro le ingiustizie sociali. “La Vucciria” è stata a lungo  interpretata come una critica al capitalismo e al consumismo.

“Crocefissione” (1941-42)

Anch’esso realizzato durante gli anni del conflitto, è una reinterpretazione moderna e politica della crocifissione. Guttuso ha dipinto la scena con colori vivaci e pennellate audaci, creando un’immagine potente e drammatica. Il dipinto è stato interpretato come una critica alla guerra e alla violenza, e come un appello per la pace e la giustizia. “Crocefissione” è considerato uno dei capolavori di Guttuso, mostrando la sua abilità nel combinare l’arte con un messaggio politico profondo e universale.

Non è un caso che il suo fervido sentimento nei confronti delle tematiche sociali siciliane, lo ha spinto  a contribuire ad un’edizione illustrata di “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini pubblicata nel 1986.

La trama dell’opera, infatti, segue il viaggio di Silvestro Ferrauto, un giovane siciliano che vive a Milano e che decide di tornare nella sua terra natale per visitare la madre. Durante il viaggio, Silvestro riflette sulle sue esperienze passate e sulle sue relazioni con la famiglia e gli amici. Da un punto di vista politico, il romanzo riflette le tensioni sociali e politiche dell’Italia degli anni ’30. Silvestro incarna le vesti di un protagonista attento a rilevare tutti i segnali di conservatorismo attivi nella società siciliana, spesso smentendo le ragioni della madre stessa, obnubilata da tematiche fasciste. Il suo viaggio diventa un viaggio di scoperta personale e politica, mentre cerca di capire il suo posto nel mondo e il suo ruolo nella lotta per la giustizia sociale. Il romanzo affronta temi come la povertà, l’oppressione e la lotta per i diritti dei lavoratori; Silvestro si confronta con la dura realtà della vita in Sicilia, dove la povertà e l’ingiustizia sono all’ordine del giorno. 

Possiamo dunque sostenere che, in un’epoca in cui l’arte e la politica sembrano spesso divise, Guttuso ci ricorda che possono e devono andare di pari passo. La sua vita e il suo lavoro sono un esempio di come l’arte possa essere un’arma potente per il cambiamento sociale e politico.

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