L’artista Roberta Passaro ha iniziato il suo viaggio artistico concentrandosi sulla pittura, che considera il suo linguaggio principale e il modo preferito per esprimersi. Il suo percorso artistico si è espanso nel tempo, aprendosi a nuove forme espressive come fotografia, performance, installazione e media audio-visivi. Questa espansione ha arricchito il suo “vocabolario visivo”, consentendole di comunicare e esplorare una vasta gamma di possibilità artistiche.
Roberta Passaro, nella sua pratica artistica, si impegna a enfatizzare l’importanza della difesa dei diritti femminili e della lotta femminista, citando spesso l’influenza di Angela Tammaro e Chiara Caiazzo. In particolare, ha collaborato con Chiara su un manifesto femminista, presentando l’opera “Resister”.
Un’altra tematica cruciale per lei è l’omotransfobia, esplorata nel 2022 attraverso l’installazione “The individual is political”. Questo titolo, derivato dal movimento femminista degli anni ’60, raffigurava il legame tra le esperienze individuali e le più ampie strutture sociali e politiche. L’installazione è ambientata in un letto di fiume colpito dalla siccità nel 2021, rivelando resti e corpi di donne. All’interno di questo scenario, un simulacro di una donna dormiente – rappresentando i resti stessi – emerge per abbracciare e rivelare la verità, mossa dal suo profondo senso di giustizia.
Realizza anche una stampa adesiva su seta “Non ci interessano i fatti, ma le parole”, un prontuario di campagna elettorale di Umberto Eco estrapolato dal settimanale mensile L’uno Anno 1- N.2 del Giugno 1976. Eco propone un kit di discorso elettorale attraverso frasi che si possono comporre a proprio piacimento come un gioco dell’oca: un espediente che dimostra come le parole possano essere usate a proprio piacimento per mascherare o meno la verità e per dare l’illusione del supporto e della promessa.
A rientrare nel filone della semiotica è anche l’installazione “Ciao Bella” nata per denigrare lo slogan proveniente da una cultura di catcalling patriarcale che è stato brandizzato e di conseguenza normalizzato.
«In Italia, questa espressione può sembrare apparentemente ingenua, un modo comune per salutare, ma è anche e soprattutto una frase ambigua con connotazioni negative, un tentativo indesiderato di avvicinamento che molte donne vittime di molestie subiscono»
Roberta sottolinea come questa tendenza costituisca un rischio, in quanto potrebbe normalizzare e diffondere uno slogan basato sul genere. Poiché questi prodotti sono oggetti da souvenir, diffondono anche l’idea distorta che questo saluto italiano sia qualcosa di normale. Decidendo di posizionare una scultura come simbolo di provocazione, abbandonata in un campo arato e deserto come uno spaventapasseri, l’intenzione di Roberta è suggerire un modo per combattere la violenza di genere a partire dal linguaggio.
Alla domanda “Quale delle tue opere ha riscontrato più successo?” Roberta risponde “Navigatores“, un dipinto nel quale due navi si incontrano sullo sfondo del vesuvio durante la tramontana.
L’installazione che ha avuto più successo è stata invece “Gioc’onda”.
L’opera prende ispirazione dall’impronta rivoluzionaria che Duchamp impresse sulla Gioconda di Leonardo: “L.H.O.O.Q.” di Duchamp è stata creata nel 1919. Quest’opera è un esempio della sua pratica di ready-made, in cui Duchamp prese una riproduzione della “Gioconda” di Leonardo da Vinci e vi aggiunse baffi e una barba, oltre a scrivere il titolo in modo da creare un gioco di parole in francese che suona come “elle a chaud au cul” (traducibile come “lei ha il sedere caldo”).
Roberta rielabora la “desacralizzazione” della Gioconda rinascimentale inserendo la sua Gioconda nell’acqua e donandole una forma piramidale per sottolineare la monumentalità celebrativa dell’opera. La floating sculpture (che è scultura solo in quanto immersa nel laghetto) è realizzata con materiali che definisce “effimeri”: polistirolo ed altri materiali di scarto. La protagonista dell’installazione irriverente subisce però un’ ulteriore modifica: viene rappresentata a testa in giù. In modo sovversivo rompe così il regime della classicità della Gioconda, da sempre rappresentante dell’arte italiana.
Ci parla, in relazione all’ultima mostra alla quale ha partecipato, di un’opera alla quale tiene tantissimo: “Valentina”.
Valentina è la protagonista di una serie a fumetti omonima, ideata da Guido Crepax nel 1965. Questa straordinaria serie si distingue per un approccio cinematografico e onirico, arricchito da numerose citazioni che spaziano dalla storia all’arte e al mondo del fumetto. Nel tessuto narrativo, il confine tra il reale e l’immaginario si dissolve spesso, senza una netta distinzione tra i due mondi.
Valentina si erge come l’icona della sensualità nell’ambito del fumetto italiano, diventando la figura simbolica scelta da Roberta per rappresentare la sua stessa produzione. Questa scelta riflette il desiderio di emanciparsi dalla convenzionale dinamica autore-fumetto, un concetto espresso da Crepax stesso in diverse interviste. Crepax ha sostenuto che fosse proprio Valentina, in un certo senso, a spingerlo a scrivere di lei sovvertendo il rapporto personaggio-autore.
L’opera ispirata a Valentina è stata esposta a Verona in occasione della mostra collettiva dell’open call “Tappo” durante il Vinitaly.
In conclusione, l’universo artistico di Roberta Passaro si distingue per la sua capacità unica di connettere l’espressione artistica alle questioni sociali e politiche che definiscono il nostro tempo. Attraverso le sue installazioni, Roberta crea spazi che vanno oltre il mero estetismo, trasformando l’osservatore in partecipe di un dialogo critico sulla società contemporanea.
La sua dedizione al transfemminismo si riflette in modo tangibile nelle sue opere, dove la forza dell’identità di genere e l’empowerment femminile emergono chiaramente. Roberta non solo sottolinea l’importanza di dare voce alle esperienze delle donne attraverso il suo lavoro, ma pone anche l’accento sull’urgenza di un cambiamento sociale e politico radicato nell’uguaglianza di genere. Il suo approccio costante al linguaggio nell’arte è un richiamo all’importanza delle parole nel plasmare la nostra percezione del mondo. Le sue installazioni non sono solo composizioni visive, ma vere e proprie dichiarazioni linguistiche che sfidano le norme consolidate e stimolano una riflessione critica.
Roberta Passaro emerge dunque come un faro nell’arte contemporanea, ispirando il pubblico a considerare l’arte non solo come un mezzo di espressione estetica, ma come un potente strumento di cambiamento sociale.