Jago, scultore originario di Anagni, ha ottenuto riconoscimento internazionale sin da giovane, partecipando alla Biennale di Venezia nel 2011 a soli 24 anni. Nel 2012, riceve la Medaglia del Pontificato dal Papa per un busto di papa Benedetto XVI. La sua carriera si sviluppa tra Italia, Cina, America ed Emirati. Nel 2019, invia la prima scultura in marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Napoli diventa un punto centrale per Jago nel 2020, quando installa “Look Down” in Piazza del Plebiscito e nel 2023, inaugura il “Jago Museum” nella chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi nel rione Sanità, attrarre oltre 5000 visitatori.
La Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, rimasta abbandonata per 40 anni, ha trovato nuova vita grazie all’artista Jago durante il periodo pandemico. Decidendo di trasformarla nel suo museo personale, Jago ha introdotto un elemento unico: un blocco di marmo al centro della chiesa, su cui ha chiesto ai suoi collaboratori di apporre le loro firme. Da questo blocco è emersa l’imponente opera “La Pietà”, in cui le espressioni dolorose dei protagonisti trasmettono un intenso senso di perdita.
Tra le numerose opere presenti nel museo, spicca “Self”, una scultura in marmo del Vermont raffigurante l’artista stesso. Un dettaglio intrigante è che questa è l’unica scultura che il pubblico può toccare, poiché Jago ha l’intenzione di modificarla nel tempo, rappresentando attualmente il suo aspetto esteriore, con l’idea di esprimere il suo sé interiore in futuro.
L’installazione “Apparato Circolatorio”, è una creazione affascinante che coinvolge 30 cuori posti su pilastri rossi disposti in un cerchio. Questa straordinaria composizione è intrisa di simbolismo, rappresentando l’eterno battito del cuore e il ciclo ininterrotto della vita. Ogni cuore nell’installazione imita il ritmo di un battito cardiaco, creando un’esperienza immersiva che cattura il visitatore nel palpito costante e continuo della vita. I pilastri rossi, disposti circolarmente, evocano l’idea di un eterno movimento, simboleggiando la persistenza della vita e la connessione intrinseca tra tutte le esistenze. Questa installazione, attraverso la sua forma e la scelta dei materiali, offre una riflessione profonda sulla natura effimera e costante della vita umana. Il cerchio, come forma geometrica, rappresenta l’infinito e la ciclicità, mentre il colore rosso può evocare una gamma di emozioni, dall’amore alla passione.
La scultura “Narciso” rappresenta una rilettura affascinante e provocatoria del mito classico di Narciso, noto per la sua ossessione per il proprio riflesso.
Nel capolavoro di Jago, il Narcisismo si evolve oltre la semplice vanità, introducendo dinamiche complesse e ambigue. La scelta di raffigurare un uomo e il suo riflesso sotto forma di donna aggiunge un elemento di dualità e complessità alla narrazione mitologica tradizionale.
Questa rappresentazione sfida le convenzioni, suggerendo che il narcisismo non sia limitato a una visione unilaterale dell’io, ma possa abbracciare una gamma di identità e percezioni di sé. Il tocco fisico tra il Narciso maschile e il suo riflesso femminile simboleggia la connessione profonda e intima con il sé, ma al contempo evidenzia la natura illusoria di questa interazione.
L’atto del toccarsi potrebbe suggerire una ricerca di validazione o un desiderio di una connessione emotiva più profonda, rivelando la complessità delle emozioni coinvolte nel processo narcisistico. Inoltre, la posizione dell’uomo sopra la figura riflessa suggerisce una dinamica di potere o controllo, sottolineando come il narcisismo possa anche implicare un dominio sulla propria immagine idealizzata.
Questo elemento aggiunge una dimensione psicologica e sociale alla scultura, offrendo spunti di riflessione sulle relazioni di potere interne ed esterne al sé narcisista.
La scultura “La David” rappresenta invece una reinterpretazione audace e contemporanea del celebre capolavoro artistico “David” di Michelangelo, un’icona dell’arte rinascimentale. La scelta di rappresentare una donna in questa nuova versione introduce una prospettiva unica e stimolante alla tradizione delle statue di David.
La tradizione delle statue di David risale all’Antica Grecia, dove le rappresentazioni di eroi mitologici e divinità erano comuni. Tuttavia, la figura di David è stata elevata a un nuovo livello di grandezza grazie all’interpretazione magistrale di Michelangelo nel Rinascimento. Il “David” michelangiolesco, scolpito tra il 1501 e il 1504, raffigura il giovane eroe biblico che affronta il gigante Golia armato solo di una fionda. Jago, attraverso “La David”, sfida questa tradizione iconica invertendo il genere del protagonista. Questa scelta audace sottolinea la ricerca di nuove prospettive e la volontà di rompere con le convenzioni di genere, sottolineando il cambiamento di paradigma nei concetti di forza, eroismo e bellezza. La scultura futura, alta 4 metri, si propone di portare avanti la tradizione delle imponenti statue di David, ma aggiunge uno strato di innovazione e discussione contemporanea.
Un’altra statua significativa nel repertorio di Jago offre una rielaborazione intrigante del mito di Cassandra e Aiace. In questa scultura, assistiamo al potente momento in cui Cassandra, tenendo saldamente una pietra nelle mani, respinge con fermezza Aiace. Questa raffigurazione non solo attinge alle radici mitologiche, ma si trasforma in un potente commento visivo sulla forza delle donne che si ribellano contro l’inevitabile.
L’opera trasmette un messaggio incisivo sulla resistenza femminile in situazioni di violenza. La presenza della pietra come simbolo di difesa sottolinea il coraggio di fronte all’aggressione e la volontà di opporsi attivamente. La scelta di Jago di immortalare questo momento intenso in una scultura aggiunge un livello di profondità emotiva, amplificando il tema della violenza contro le donne. Questa statua diventa così una voce visiva eloquente, una testimonianza dell’esperienza di molte vittime e un richiamo alla necessità di affrontare il problema della violenza di genere.
All’interno del suggestivo museo di Jago, uno degli elementi distintivi è l’enigmatica statua di una Venere anziana denominata “Habemus Hominem”: ciò che la rende particolarmente affascinante è l’enigma incorporato: Jago ha inciso una frase in una ruga, sfida che ha catturato l’attenzione di oltre 500 persone, ma nessuno è ancora riuscito a svelare il messaggio nascosto. Questo enigmatico dettaglio aggiunge un tocco di mistero e intrighi, invitando il pubblico a indagare sul significato profondo dietro la statua.