Filippo Forlani è un artista nato a Cattolica, provincia di Rimini nel 1996. Le sue opere esplorano la memoria, il passato e la loro relazione con gli oggetti, sono un viaggio nell’archeologia dell’esistenza umana, usando materiali come cenere, acido e fotografie ritrovate per creare un dialogo visivo sul passare del tempo e sulla trasformazione dei ricordi. L’artista attraverso le sue opere crea un’indagine profonda tra lo scorrere del tempo e l’identità umana presente, utilizza l’arte come strumento di comunicazione di concetti complessi attraverso una varietà di materiali e simbolismi.
La serie “Gli oggetti e la loro Memoria” è avvolta in una profonda contemplazione sul passato, gli oggetti sono recuperati da luoghi specifici e diventano simboli di epoche passate. La scelta di utilizzare frammenti quotidiani abbandonati come testimoni silenziosi è potente, poiché ciascuno di essi porta con sé una storia unica, una testimonianza tangibile di un tempo ormai trascorso.
Filippo Forlani con le sue opere d’arte crea un collegamento tra il passato e il presente, attraverso l’idea di restituire dignità a oggetti che altrimenti potrebbero essere considerati senza valore. L’uso attento e ponderato di materiali come la cenere, la terra, i contenitori e le fotografie sembra trasformare le opere in strumenti di riflessione filosofica, aggiungendo strati di significato sia semanticamente che metaforicamente. Questi elementi diventano veicoli attraverso cui il passato e il presente si intrecciano, creando un dialogo intimo e profondo che invita gli osservatori a contemplare la natura mutevole e persistente della storia e della memoria umana.
Il ricorrere all’acido nelle opere “I ricordi hanno i nodi stretti”, come simbolo del deterioramento dei ricordi, può essere interpretato come un modo per evidenziare la natura transitoria della memoria umana e delle esperienze passate. È come se questo elemento chimico fungesse da catalizzatore per il processo di dissoluzione dei ricordi, rappresentando visivamente la fragilità e la fugacità delle vite umane.
Nella filosofia di Platone “la teoria delle idee”, la verticalità rappresenta un concetto di dualità ontologica tra due mondi distinti. La realtà sensibile e tangibile, che percepiamo attraverso i nostri sensi, costituisce il mondo empirico, dove le cose sono soggette al cambiamento, alla imperfezione e alla transitorietà. Questo è il mondo delle esperienze quotidiane, dei corpi materiali e delle percezioni sensoriali.
D’altro canto, c’è il mondo delle idee, delle forme ideali e perfette, che per Platone costituisce una realtà superiore e trascendente rispetto a quella empirica. Questo regno delle idee è eterno, immutabile e contiene le forme perfette di concetti astratti come la giustizia, la bellezza, la bontà e così via. Queste forme ideali sono immutabili e costituiscono la vera realtà, al di là delle apparenze mutevoli del mondo empirico.
La dicotomia tra il mondo tangibile, limitato e umano e la sfera dell’astrazione, della perfezione e dell’idealizzazione rappresentata dal “cielo” e dalle “stelle” offre alle opere d’arte di Filippo Forlani una cornice filosofica per contemplare la dualità dell’esistenza umana. Questa contrapposizione rappresenta la metafora tra la lotta e il mondo reale, con i suoi limiti e imperfezioni, e l’aspirazione umana verso qualcosa di più elevato e ideale.
Insieme, l’uso dell’acido come simbolo del tempo e la rappresentazione della verticalità platonica offrono uno spazio di riflessione sulla natura effimera dell’esistenza umana e sull’eterna ricerca di significato e perfezione.
L’artista Filippo nella serie “Anime condivise” adopera fotografie ritrovate di individui sconosciuti per catturare e preservare la memoria di persone il cui passato e identità sono ormai perduti nel tempo. La rappresentazione figurativa sottolinea la capacità dell’acido di corrodere i ricordi, accelerare la loro scomparsa e imitare il susseguirsi degli eventi storici, mettendo in luce la fugacità e la fragilità della memoria.
D’altra parte, la cenere è presentata come il residuo di una materia originale, suggerendo la possibilità di ritrovare tracce e frammenti da cui ricostruire il passato. In questo contesto, la cenere rappresenta un simbolo di speranza nel preservare e recuperare ciò che è stato perso nel tempo, contrastando la sua natura transitoria.
La terra, considerata come una metafora mentale di un luogo dove si dimenticano e seppelliscono i ricordi, riflettere l’idea di come la memoria umana sia soggetta a essere sepolta o dimenticata, volontariamente o involontariamente e, come essa possa essere alterata o manipolata nel corso della storia.
“Il libro come metafora” diventa simbolo della conoscenza e della crescita dell’essere umano come un individuo dotato di ragione. Nelle opere in cui il libro è protagonista, sembra che venga arricchito da diverse componenti e giochi linguistici. La Serie invita gli spettatori a una riflessione profonda sul rapporto tra l’oggetto fisico del libro, il suo valore simbolico come custode di conoscenza, la materia con cui è realizzato e, la storia che contiene. “Il libro” non è solo un contenitore di informazioni come oggetto statico, ma un veicolo dinamico e in continua evoluzione: un mezzo che lega passato, presente e futuro attraverso la sua capacità di trasmettere e preservare la memoria collettiva.
L’artista Filippo Forlani si è laureato presso l’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino in Scienze Umanistiche scegliendo il curriculum filologico Letterario Moderno. Ha frequentato il biennio di Decorazione e Arti Visive Contemporanee presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Attualmente vive e lavora tra Pesaro e Urbino.