Emma Bozzi ci presta il suo sguardo sul mondo circostante. Il suo lavoro si collega alla parola greca “Aisthesis”, da cui deriva il termine estetica: “sensazione, percezione, sentimento”.
«Spiegare significa togliere le pieghe, come quelle di un origami. Un origami spiegato perde struttura, luci ed ombre, diventa carta straccia. La pittura come l’origami si articola proprio in quei contrasti, un atto di creazione senza necessità di spiegazione. Un modo di “mettere al mondo il mondo”, insomma riportare nel mondo quel senso che a volte si perde mentre succede la vita».
Le opere dell’artista si proiettano in una dimensione tesa tra il valore della soggettività e dell’interpretazione della realtà. Emma Bozzi racconta l’attività umana come azione svolta e ripetuta, che convive di singolarità e collettività, micro e macro, narrazioni emotive e principi scientifici.
Con Kant la conoscenza si trasporta intorno al soggetto, consequenziale all’esperienza di tutti i sensi e all’intelletto, i quali diventano la principale forma di conoscenza plasmando gli oggetti esterni. La conoscenza è sintesi della materia e della forma: la materia è espressa dai sensi, mentre la forma è data dagli schemi fissi della mente umana.
Attraverso le sue opere, come direbbe Lisette Model: “Spara dall’intestino”, rappresenta esperienze dirette, dati empirici filtrati dai sensi in una pittura biliare. Evoca sensazioni primitive mediante la scomposizione della realtà oltre i confini dei vari linguaggi contemporanei, studiando il funzionamento e la retroattività degli stessi sui sensi umani. In base alla necessità, l’artista utilizza vari media: pittura su legno secondo le tecniche antiche, poesia, fotografia, installazioni, audio, video e atti performativi.
«La pittura è una questione di sguardo. Un modo di guardare il mondo. Dalla struttura al colore, dalla chimica alla biologia, fino ai meccanismi sociali e all’estetica»
Emma nella sua ricerca parte dalla struttura delle cose, in particolar modo dal disegno del corpo umano, l’unità di misura dell’antropocene. Si tratta di uno studio scientifico del mondo, relazioni tra occhio e luce, dati fisici e fenomenici che traducono la realtà effettiva in stati d’animo. La rappresentazione del mondo è frammentata e distinguibile in luoghi e tempi diversi, in cui il pensiero, il simbolo ed il gesto cambiano di volta in volta radicalmente. Sono i soggetti a scegliere la tecnica a cui l’artista vuole dare compimento. Le composizioni risuonano di elementi simbolici dalla classicità alla pittura bizantina, dal simbolismo all’ Art Brut, sino alla cultura underground e ad icone d’attualità. Si tratta di un lavoro complesso di segni stratificati e simbologie che si perdono e si tradiscono nelle trascrizioni della storia. Il manifestarsi del reale si rivela confluendo in molteplici strumenti di interpretazione: le opere di Emma Bozzi sono testimonianza della contemporaneità, di topoi umani d’ogni tempo.
Viviamo in un mondo segnato da guerre, crisi economiche e climatiche, verità relative e processi storici che riscrivono giorno per giorno i confini del nostro universo. L’artista ci parla di «un profondo bisogno di luminosità, armonia, della necessità della poesia e del pensiero critico, che siano capaci di restituire stabilità, senza negare le ombre».
Nella sua ricerca ossessiva, di risposte e di pezzi mancanti, si ritrova a spostarsi di luogo in luogo e a cambiare talvolta il suo punto di vista, sensibile ai simboli che possano aiutarla a ricostruire il puzzle. Emma Bozzi parla della realtà digitale e dell’influenza della tecnologia sulla vita umana, l’effetto retroattivo della delega al media sul corpo e il disorientamento tra i tanti input.
«Mi diverte dire che ho vissuto milioni di vite, il denominatore di tutte è la ricerca di una forma estetica che spieghi la realtà, e temo sia per quest’ ossessione o mania che in un modo o nell’altro mi ritrovo oggi a questa frammentazione».
L’artista ricostruisce nelle opere i propri pensieri e le proprie sensazioni, dove affiorano sessualità, violenza, sofferenze collettive, che risultano essere i fantasmi della contemporaneità in cui viviamo. Le opere ci mostrano come la realtà apparente sia costruita e illogica e talvolta creata sulla base della finzione. Nella foto dalla serie “Cuba sono Io”, ritroviamo una «ragazza, una passante, in posa di fianco ad un carro trainato da un cavallo, come fosse una Lamborghini. È uno scatto che contiene in sé il paradosso di questa rappresentazione spettacolare di ciò che in fondo spettacolare non è».
Emma Bozzi, nata a Milano, Italia, ha studiato Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Oltre ad essere un’artista, lavora come giornalista.