Rap Italiano e Arte Figurativa: Il Dialogo Inedito tra Note e Pennellate

Nell’inedito connubio tra due espressioni artistiche apparentemente distanti, il rap italiano e l’arte si fondono, dando vita a un dialogo innovativo e coinvolgente. In questo approfondimento, esploreremo la sorprendente connessione tra le potenti liriche del rap italiano e le vibranti opere dell’arte visiva.

Axos in “Kill the radio” cita: “Tutto cambia ed è una gabbia di Le Corbusier”. Cosa vuole intendere il rapper milanese?

Le Corbusier, il nome d’arte di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, è stato un influente architetto, designer e pittore svizzero-francese del XX secolo, noto per il suo contributo allo sviluppo dell’architettura moderna. La “gabbia di Le Corbusier” potrebbe riferirsi a uno dei suoi concetti architettonici o progetti specifici. Tuttavia, senza un contesto più specifico, potrebbe essere difficile identificare a cosa si riferisca esattamente.

Un concetto chiave associato a Le Corbusier è il concetto di “pilastri-libri” o “colonne-libri“. In molte delle sue opere, Le Corbusier ha utilizzato una struttura di pilastri portanti che ricorda l’aspetto di una pila di libri. Questi pilastri, oltre a sostenere la struttura, sono stati progettati per aprire lo spazio interno dell’edificio, consentendo un design più flessibile e libero.

Caparezza, pseudonimo di Michele Salvemini, ha dedicato un intero brano al pittore Van Gogh:

“Van Gogh, mica quel tizio là, ma uno che alla tua età libri di Emile Zola, Shakespeare nelle corde, Dickens nelle corde, Tu, leggi manuali di DVD Recorder”

Mica Van Gogh” di Caparezza è una canzone che mette a confronto la vita e le scelte di una persona comune con quelle del famoso pittore olandese Vincent Van Gogh. La canzone utilizza l’ironia e l’umorismo per evidenziare le differenze tra la vita quotidiana moderna e l’eccezionalità della vita e dell’arte di Van Gogh.

Nel testo, Caparezza sottolinea come Van Gogh, nonostante la sua vita difficile e le sue condizioni mentali instabili, abbia prodotto opere d’arte straordinarie e abbia intrapreso viaggi significativi in luoghi culturalmente ricchi. Al contrario, l’ascoltatore contemporaneo viene raffigurato come una persona immersa nella tecnologia, distante dalle esperienze culturali e artistiche significative.

Viene messo in risalto il contrasto tra le passioni e la dedizione di Van Gogh per l’arte, la sua connessione con la natura e la sua ricerca di significato nella vita, e la superficialità e l’apatia della vita moderna, rappresentata attraverso riferimenti a passatempi superficiali, come i giochi di carte Yu-gi-oh o le collezioni di carte.

La canzone gioca anche con il concetto di “pazzia” associato a Van Gogh, sottolineando che, se confrontato con la superficialità della vita moderna, il pittore olandese sembra meno “pazzo” di quanto potrebbe sembrare.

Il brano “Sindrome di Stendhal” di Murubutu e Mattak prende il nome dalla sindrome di Stendhal, un fenomeno psicologico in cui l’osservazione di opere d’arte eccezionalmente belle provoca una reazione psicosomatica, come vertigini, palpitazioni e confusione mentale. La canzone esplora la connessione tra l’arte, l’osservatore e le emozioni che essa può suscitare.

Il testo inizia con una descrizione dell’esperienza sensoriale intensificata dall’altitudine e dalla bellezza dell’arte. Il narratore sottolinea la bellezza come un indizio dell’inizio del terrore, suggerendo che la straordinaria esperienza estetica può anche provocare una sorta di angoscia o paura.

Le opere d’arte sono descritte come parte integrante di chi è il narratore, indicando una connessione personale profonda con l’arte. Si fanno riferimenti a dipinti famosi come “Las Meninas” di Velázquez e l’uso di “Rembrandt” e “sindrome di Stendhal” suggerisce un’immersione totale nelle opere d’arte e nelle emozioni ad esse legate.

La canzone affronta il tema della disconnessione dalla realtà e l’immergersi nelle opere d’arte, con il narratore che sperimenta sensazioni di smarrimento e confusione. Viene menzionato il desiderio di capire il senso e il perché di questa esperienza, indicando una ricerca di significato.

Nel verso “Turista nel tuo cuore, non mi fermerò tanto / Ma avrò un orgasmo sondando la profondità del tuo sguardo“, si esprime un desiderio di esplorare e comprendere la complessità emotiva dell’altro attraverso l’osservazione del suo sguardo.

I versi “Dissociazione per neurone a specchio a un quadro di Magritte / Quindi resterò vittima della mostra di Firenze” fanno riferimento a concetti psicologici e artistici specifici, in particolare alla dissociazione e all’opera dell’artista surreale belga René Magritte.

Nella terza strofa di “Arlecchino” di Rancore, emergono metafore artistiche che contribuiscono a dipingere un quadro evocativo della vita del protagonista. Analizziamo alcune di queste metafore:

Ha pochi ricordi, Lui non sta tra girasoli, fiori, Mangiatori di fagioli, signori”.

Qui Tarek, fa riferimento ai quadri di Van Gogh “I girasoli” e “Mangiafagioli”.

Non è rivoluzione che allatterà il popolo solo col seno scoperto”

Il quadro al quale fa riferimento è: “La Libertà che conduce il popolo” (in francese “La Liberté guidant le peuple”) di Eugène Delacroix, un celebre pittore francese. Quest’opera è stata realizzata nel 1830 e raffigura la personificazione della Libertà che guida il popolo durante la Rivoluzione di Luglio in Francia. Nel dipinto, la figura allegorica della Libertà è raffigurata con un tricolore francese sventolante, e guida un gruppo eterogeneo di persone rappresentative della società francese dell’epoca. La scena cattura un momento di tumulto e lotta per la libertà, simbolizzando l’ideale della rivoluzione.

“Anche senza vestire di un nero elegante lui vola usando l’ombrello”

René Magritte, un celebre artista surrealista belga, ha spesso utilizzato l’immagine dell’ombrello nei suoi dipinti per creare una sorta di enigma visivo e trasformare oggetti comuni in qualcosa di straordinario. Magritte era noto per sfidare la realtà e giocare con la percezione, e l’ombrello era uno dei suoi elementi iconici che ricorreva in molte opere.

Tra le opere di Magritte che presentano l’ombrello come elemento centrale troviamo:

Golconda” (1953): In questo celebre dipinto, Magritte raffigura uomini in abiti neri che piovono dal cielo, molti dei quali tengono un ombrello. Questa immagine surreale sfida la legge di gravità e crea un’atmosfera surreale e enigmatica.

La chiave dei sogni” (1930): In questo dipinto, Magritte ritrae una figura femminile con un ombrello aperto che copre completamente il suo viso. Questa immagine contribuisce all’atmosfera surreale dell’opera e sottolinea il tema della rappresentazione e dell’oscuramento della realtà.

Si noterà quindi come in questo affascinante connubio, il rap italiano e l’arte figurativa si ergono come testimoni di un’evoluzione culturale, sfidando le aspettative e aprendo le porte a un’esplorazione più profonda e sfaccettata della creatività contemporanea. In questo dialogo senza confini, la potenza delle parole e dei colori si unisce per narrare storie che risuonano nell’animo dell’ascoltatore, tracciando nuovi percorsi nel panorama artistico.

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